IL PRIMO PASSO PER AFFRONTARE IL PROBLEMA (A cura di Davide Tagliacozzo)

Che cosa deve fare una paziente affetta da anoressia che intenda seriamente affrontare il problema, o, nel caso la paziente non fosse ancora motivata, che cosa devono fare i familiari per convincerla ad affrontare il problema?
Bisogna ricordare innanzitutto che l'anoressia è un grave disturbo che coinvolge l'intera personalità e che nella maggioranza dei casi ha radici lontane nel tempo.
Non dimentichiamo infatti che si tratta di una malattia a "tempo pieno" (soprattutto nella sua fase iniziale) che occupa minuto dopo minuto l'intera giornata di una ragazza, lasciandole poco spazio per altre attività.
Inoltre l'anoressia presenta a volte lunghi periodi di "incubazione", in cui non è ancora manifesto il dimagrimento fisico, ma durante i quali è attivo in fase premorbosa un esasperato perfezionismo, con la ricerca assoluta di fondare la propria autostima su precise performance (studio, lavoro ecc.).
Per intenderci, una ragazza che studia dalla mattina alla sera, consegue risultati eccellenti e riserva un piccolo spazio alle attività sociali può trovarsi in una fase di incubazione, e solo quando cerca lavoro o si trova di fronte alle prime grosse difficoltà può reagire con una chiara restrizione alimentare che la porta a uno stato di grave emaciazione. Solo allora si può riscontrare il suo reale stato di malessere.


Altro fattore da considerare sono gli interventi psicoterapici o nutrizionali iniziali e attuati nel corso degli anni che si sono rilevati inappropriati o sbagliati. Questi, essendosi protratti nel tempo, possono aver cronicizzato la malattia stessa: è il caso in cui è la terapia stessa a creare più danni che benefici.


Infine un ritardo nell'inizio di un intervento efficace può essere causato dal problema cosiddetto della "egosintonia", cioè degli effetti positivi che si manifestano nella fase iniziale della malattia e che disincentivano la paziente a rivolgersi a uno specialista. Lei sta bene così com'è, ha raggiunto il suo equilibrio e attraverso la malattia ha momentaneamente dato una risposta sui suoi numerosi problemi.


Ecco allora che la lunga durata della malattia, l'effetto egodistonico, eventuali interventi psicoterapeutici e nutrizionali sbagliati rendono spesso complicato capire che cosa fare per affrontare il problema.
Eppure i modi e i tempi in cui si inizia un intervento sono importanti quanto la terapia stessa. Cominciare un intervento nel momento sbagliato o, peggio ancora, con un approccio sbagliato, porta a un insuccesso certo.