Obesità, pregiudizi
e tendenze epidemiologiche
Chi ha problemi di
obesità non deve solamente preoccuparsi delle sue condizioni di salute, ma deve
anche affrontare una serie di diffusa serie di pregiudizi che nella nostra
società sono molto diffusi.
Il pregiudizio nei
confronti degli obesi rappresenta una sorta di razzismo culturale molto
diffuso che si basa su una serie di credenze erronee e stereotipate molto
radicate nella cultura dei paesi occidentali.
I pregiudizi più comuni riguardano il fatto che:
·
gli
obesi sono dei golosi che ingrassano per via della loro smodata golosità
·
gli
obesi sono degli individui psicologicamente disturbati
·
gli
obesi sono degli individui senza forza di volontà, altrimenti riuscirebbero
a dimagrire
Questi pregiudizi sono
tanto più gravi quanto più la ricerca scientifica ha dimostrato la loro
falsità, ciònonostante sono idee che quasi tutti coltiviamo. A tal punto
che, sebbene l’obesità rappresenti un problema che si sta diffondendo come
una epidemia a livello mondiale (il 20% circa delle donne ed il 30% circa
degli uomini del pianeta è destinato a soffrirne entro il 2005), il mondo
continua a fare del suo meglio per rendere la vita difficile agli obesi.
Sedersi in una poltrona
di seconda classe su un treno od un aereo, entrare in una cabina
telefonica, sedersi su una toelette di grandezza standard o nella poltrona
di un cinema, passare attraverso i cancelletti contapersone dei
supermercati o degli stadi, entrare nell’abitacolo di una moderna berlina
di media cilindrata, può essere per un individuo obeso un compito quasi
impossibile.
Molti obesi sono troppo
grassi anche per la scienza medica: per essere efficacemente contenuti da
un lettino operatorio, per stare su una comune sedia a rotelle ospedaliera
senza incastrarcisi dentro, per entrare nel tunnel di un apparecchio per
tomografia TAC o RMN.
Eppure, se gli ultimi
due o tre milioni di anni della storia umana sono da considerarsi
indicativi delle tendenze del peso degli individui, l’obesità sembra essere
un triste ma inesorabile destino di molti di noi.
L’evoluzione sembra
aver privilegiato gli individui che sceglievano cibi grassi ed energetici,
il che in origine doveva servire a privilegiare la sopravvivenza di
individui che erano capaci di immagazzinare calorie per far fronte agli
inevitabili momenti di carestia. Fino a un centinaio di anni fa il sistema
ha funzionato bene, anche perchè solo una minima percentuale di individui
aveva un accesso illimitato al cibo e/o svolgeva professioni sedentarie.
Con l’avvento delle
tecnologie che hanno automatizzato il mondo del lavoro e la nostra vita di
tutti i giorni, l’esercizio fisico è diventato, per la maggior parte degli individui
che vivono nei paesi occidentali, un optional od un lusso. Ma non per
questo, questi individui rinunciano ad alimentarsi con cibi ad alto tenore
calorico.
Così si è giunti al
risultato che oggi un americano su due è considerato in sovrappeso (nel
1950 era uno su quattro). Ed in Italia siamo ad una percentuale di
sovrappeso del 40%)
I pregiudizi non
serviranno a molto per affrontare il problema, e le pillole miracolose
prodotte negli ultimi anni, dalle maggiori ditte farmaceutiche, non
sembrano aver dato benefici comparabili ai loro effetti collaterali.
La ricerca si è
pertanto dedicata alla ricerca dei geni che controllano il metabolismo dei
lipidi e predispongono all’accumulo del grasso.
Nel frattempo, l’unica
cosa che sembra funzionare, è abituarsi ad una alimentazione equilibrata
rispetto al proprio dispendio energetico associata ad un regolare programma
di attività fisica (secondo il National Institute of Health americano,
sarebbero sufficienti anche solo 30 minuti di attività fisica moderata al
giorno).
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