GLOSSARIO

 

A cura di Roberta Avolio

 

 

Peso estetico e peso fisiologico individuale

Prima di lanciarsi all’inseguimento del corpo ideale bisognerebbe chiedersi che tipo di bellezza si vuole raggiungere.

Per molte donne il massimo del desiderio consisterebbe nell’assomigliare alle eteree figure delle modelle che ogni giorno ammiccano loro dalle pagine patinate delle principali riviste di moda.

Eppure la maggior parte delle indossatrici e delle modelle ha un peso ed un indice di massa corporea che sono dal 15 al 23% inferiori a quello della media delle donne di pari età.

Nel corso degli ultimi trent’anni, le modelle sono diventate del 23% più magre, mentre il loro target (la donna media di pari età che vive nei paesi occidentali) è diventato del 15% più grasso. Questo è valido, anche se in misura minore anche per i modelli maschili.

Il risultato di questo trend è che, man mano che questo divario tra modelli e realtà andava aumentando, gli uomini e le donne si piacevano sempre meno ed i DCA hanno cominciato a diffondersi in maniera epidemica.

Una indagine pubblicata nel 1995 su una rivista psicologica americana ha dimostrato che, dopo avere sfogliato per tre minuti una rivista di moda di grande tiratura, il 70% delle lettrici si sentiva depresso, colpevole per la propria debolezza, o si vergognava del suo peso e del suo aspetto fisico.

Il peso estetico, il peso cioè considerato desiderabile dall’industria della bellezza, rappresenta per i più un peso irraggiungibile in quanto è assolutamente al di fuori della portata dei loro geni (il loro corpo non è fatto cioè per raggiungere e/o mantenere a lungo quel peso), ma non per questo esso è meno appetibile.

Un concetto non molto conosciuto o diffuso ma che meriterebbe un po' più di attenzione è invece la definizione di peso fisiologico individuale. Con questo termine, i nutrizionisti identificano di solito il peso che un individuo raggiunge ad accrescimento somatico completato, all’età di circa 25 anni, sempre beninteso che a quell’epoca il peso fosse nei limiti di variabilità dei valori di riferimento previsti dalle tabelle di accrescimento.

Il peso è infatti, a parità di altre condizioni, una funzione del tipo di costituzione e della morfologia corporea, che a loro volta dipendono dalla statura e dalla dimensione delle ossa.

Sulla base di questi parametri, la costituzione di ogni individuo può essere classificata, come appartenente ad una di queste tre tipologie: esile, normale o robusta.

Dunque, è evidente che il peso cui un individuo può ragionevolmente aspirare come peso ragionevole cui mirare è quel peso che, raggiunto dopo la fine della pubertà (periodo di massima espressione della sua costituzione), è riuscito a mantenere più o meno stabile per almeno due anni.

Tale peso potrà essere ulteriormente diminuito (in maniera ragionevole) sino ad un massimo del 12% e quindi mantenuto senza eccessivi sforzi seguendo una alimentazione corretta ed un programma di attività fisica regolare e calibrata sulla scorta dell’introito calorico individuale.

Aspettarsi più di questo sarà francamente irragionevole.

Per alcuni di noi, tutto ciò può rappresentare un boccone amaro da digerire, ma possiamo assicurarvi che le cose stanno proprio così.

 

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