Visione generale (a cura di carlo gorreo renzulli)
Si può dire che esistono tante forme di anoressia quante sono le pazienti. Secondo il DSM IV, il manuale Diagnostico e Statistico per i disturbi mentali, riconosciuto a livello internazionale per la classificazione delle malattie mentali, si possono individuare dei criteri comuni essenziali per poter asserire che si tratta di anoressia nervosa.
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Inoltre si distinguono due sottotipi essenziali di anoressia. Anoressia di tipo restrittivo È la forma classica in cui la ragazza o il ragazzo, ponendosi come obiettivo principale quello di mangiare il meno possibile, mette in atto comportamenti di tipo restrittivo, cioè:
Tutto questo per mantenere il sottopeso che è divenuto l'unico vero grande valore dell'esistenza.
Anoressia con abbuffate e condotte eliminatorie (vedi bulimia) La giovane si abbuffa di cibo, ma poi lo elimina volontariamente con vomito autoindotto e uso eccessivo di lassativi e diuretici nel tentativo di controllare il proprio peso. |
Come si può comprendere, ogni azione, ogni pensiero di un'anoressica sono
dovuti al contrasto tra l'impulso fisiologico ad aumentare di peso e il
desiderio di essere magre o, per meglio dire, sottopeso.
Lo scontro tra un'esigenza naturale e il desiderio di controllarla non è
semplice, e lo sforzo necessario per vincere questa battaglia quotidiana è così
imponente che non lascia assolutamente tempo per dedicarsi ad altre cose. Tutto
quello che circonda la ragazza in questi momenti (i genitori, gli amici ecc.)
passa in secondo piano, assume un valore secondario e irrilevante.
Non è facile entrare in questo mondo chiuso e ostinato, ed è vano ogni
tentativo di portare alla ragione la giovane, di farle notare che ha un aspetto
sofferente, scheletrico, che sta rischiando la vita. Ne sanno qualcosa i
familiari coinvolti in questa malattia, che si vedono impotenti a modificare
pur di pochissimo l'atteggiamento della figlia.
Per questo anche i genitori, i fratelli e tutti quelli che vivono da vicino la
malattia subiscono spesso contraccolpi psicologici tali da arrivare alla
disperazione e ammalarsi loro stessi, rendendo necessario talora un intervento
psicologico parallelo alla famiglia.
Sembra ovvio chiedersi perché queste ragazze non si rendano conto della loro
condizione. Perché siano così ossessionate dal peso e dall'aspetto da
mettere a repentaglio la loro stessa vita.
Non è facile rispondere a questa domanda, ma per capire bisogna andare oltre
l'apparenza, iniziando a osservarle dentro. Infatti un esame superficiale può
indurre gravi errori di interpretazione, inducendo a banalizzare il problema e
a iniziare con le ragazze una sterile guerra condotta sul peso, sul corpo, sul
cibo, che può provocare solo disperazione e senso di impotenza.
Così, se vogliamo comprendere l'anoressia, dobbiamo intendere la sua
manifestazione esteriore come una risposta a un profondo disagio interno, che
si estinguerà solo con la graduale modificazione dei meccanismi psicologici che
lo causano.
La prima indicazione per i familiari sarà pertanto quella di non insistere sul peso, sul corpo, sul cibo.